L’elastosonografia, è una tecnica ecografica di ultima generazione che permette di ottenere informazioni sulla durezza e l’elasticità dei tessuti molli o dei noduli.
Serve, ad esempio, nel caso dei noduli tiroidei, noduli al seno oppure nel caso di lesioni muscolari. Prima di questo esame la consistenza di un nodulo tiroidea poteva essere solo dedotta in modo approssimativo dal medico tramite la palpazione del collo durante l’esame clinico. L’elastosonografia permette invece di ottenere dati precisi ed è in pratica una sorta di palpazione elettronica. Questo esame si basa su un principio molto semplice: la compressione del tessuto esaminato con la sonda dell’ecografo produce una distorsione, minore nei tessuti duri e maggiore nei tessuti soffici, che può essere rilevata e quantificata attraverso una rielaborazione di dati effettuata dall’ecografo stesso.
I noduli tumorali sono solitamente più duri rispetto a quelli normali: l’elastosonografia è in grado di rilevare i noduli più duri e quindi quelli più soggetti a malignità. Nella diagnosi della patologia neoplastica tiroidea ormai l’elastosonografia è di fondamentale importanza, anche perché è un metodo non invasivo e non solo: quest’indagine si è rivelata utile anche in quei moduli tiroidei che, nonostante l’agoaspirato, presentano ancora una diagnosi incerta che non permette di escludere né di confermare la presenza di un tumore. Eseguire una elastosonografia è molto semplice, per il paziente è come sottoporsi a un normale esame ecografico della tiroide: con la sonda ecografica il medico esamina il collo del paziente sdraiato sul lettino, esercitando una lieve pressione sul nodulo selezionato, che viene poi inquadrato sul monitor. Il software produce così un’immagina elastosonografica in cui il nodulo inquadrato viene colorato in base alla durezza, mediante una scala di colori. La scala cromatica solitamente varia dal rosso/verde per gli elementi dotati di una maggior deformabilità (noduli soffici) al blu per quelli con minima o nulla distorsione (noduli duri ed anelastici).
Al fine di valutare la durezza dei noduli, il pattern elastosonografico di ciascun nodulo viene confrontato con quello del tessuto tiroideo circostante ed in base a questo le lesioni possono essere classificate in diverse classi di durezza (classi di durezza o di elasticità, Elasticity Score, ES). Alcuni utilizzano una classificazione in 3 o in 5 classi di durezza, ma la classificazione attualmente più utilizzata è quella in 4 classi di durezza) che prevede che: ai noduli che presentano elasticità in tutta l’area esaminata (nodulo omogeneamente verde) si attribuisca un ES 1; ai noduli che presentano elasticità nella maggior parte dell’area esaminata (nodulo prevalentemente verde) si attribuisca un ES 2; ai noduli che presentano durezza nella maggior parte dell’area esaminata (nodulo prevalentemente blu) si attribuisca un ES 3; ai noduli completamente anelastici (nodulo omogeneamente blu) si attribuisca un ES 4. Va ricordato, tuttavia, che non tutti i noduli possono essere indagati con l’elastosonografia. Infatti i noduli con un’importante componente liquida o quelli completamente calcifici non sono efficacemente valutabili dalla metodica elastografica.
L’elastosonografia, unita al classico esame ecografico tiroideo, è insomma un valido strumento per la valutazione dei noduli.