Il latte, di conseguenza i latticini, sono alimenti che contengono elevatissime quantità di calcio (Ca);
il primo accorgimento da seguire per ridurre la possibilità di incorrere nella rarefazione ossea od osteoporosi, è garantire l’apporto minimo di calcio con l’alimentazione.
Ovviamente, se per prevenire l’osteoporosi bastasse aumentare l’intake di calcio derivante da latte e latticini non ci sarebbero grosse difficoltà; purtroppo, però, non è così. Iniziamo definendo la patologia dell’osteoporosi:
“con il termine osteoporosi si intende una condizione di rarefazione ossea (soprattutto trabecolare) che induce un maggiore rischio di fratture dello scheletro; anche se generalmente l’osteoporosi è considerata una malattia a carico delle ossa, non è da escludere che spesso sia coinvolto anche un processo parafisiologico predisponente ad un maggior rischio di sviluppo patologico”.
Fabbisogno di Calcio:
- Lattanti 500mg/die
- Bambini 800-1000mg/die
- Maschi >111150 anni 1200-1500mg/die
L’osteoporosi si suddivide in primaria e secondaria ma la forma primaria costituisce il 95% dei casi diagnosticati; tra questi distinguiamo ulteriormente:
osteoporosi idiopatica (rara)
osteoporosi di tipo I o post-menopausale (alterazione ormonale)
osteoporosi di tipo II o senile (immobilizzazione, ridotto apporto di importanti micronutrienti, ridotta sintesi endogena di calciferolo vit D).
Fabbisogno di Calciferolo/vitamina D:
- Lattanti 10-25mg/die
- Bambini 0-10mg/die
- Maschi 0-10/15mg/die
- Femmine 0-10/15mg/die
- Femmine gestanti e nutrici 10mg/die
Ecco che all’apporto alimentare di calcio si aggiunge un’altra incognita: la vitamina D o calciferolo. Questa vitamina idrosolubile svolge importantissime funzioni para-ormonali; essa NON è contenuta nel latte e nei suoi derivati e, in realtà, pare che il suo apporto alimentare non rivesta la stessa importanza del calcio, in quanto, grazie ai raggi ultravioletti del sole (raggi UV), l’organismo è in grado di sintetizzare a livello cutaneo il calciferolo partendo dal deidro-colesterolo. I LARN hanno comunque proposto delle specifiche razioni raccomandate.
Ora che abbiamo chiarito l’importanza dell’apporto di calcio alimentare (del quale latte e latticini sono ricchi) associato all’apporto/sintesi di vit. D al fine di prevenire l’insorgenza di osteoporosi tipo II (senile), cerchiamo di capire per quale motivo spesso (e non sempre) il consumo di latte e derivati e la corretta esposizione ai raggi solari non sono sufficienti a garantire lo stato di salute dello scheletro. Se è vero che per l’omeostasi scheletrica è fondamentale introdurre calcio e disporre di vit. D, è altrettanto vero che questo minerale subisce l’influsso di numerose altre variabili che ne alterano la biodisponibilità.
La biodisponibilità è il rapporto tra l’ASSORBIMENTO e l’ESCREZIONE di una molecola rispetto all’UTILIZZO netto del quale l’organismo riesce ad avvantaggiarsi.
Innanzi tutto, ricordiamo che nell’adulto sano la capacità di assorbimento intestinale del calcio è del 30-40% circa, ma al tempo stesso, la capacità di captazione di questo minerale è inversamente proporzionale alla sua concentrazione; pare quindi ovvio che consumare porzioni MOLTO ELEVATE di latte e latticini nel tentativo di aumentare l’apporto di calcio non rappresenta una terapia preventiva efficace contro l’osteoporosi. Piuttosto, è auspicabile che il consumo di questi alimenti venga maggiormente ripartito sia nella settimana che (eventualmente) nella giornata. La capacità di assorbimento del calcio varia anche da un alimento all’altro; per esempio, in alcuni ortaggi come il cavolo ed il broccolo la captazione del minerale raggiunge il 50-60% del totale, mentre nel latte e derivati solo il 30-35% e nei fagioli solo il 20%. Cerchiamo comunque di non dimenticare che nel cavolo troviamo 44mg di calcio per 100g di parte edibile, mentre nel latte di vacca intero ben 120mg/100g, il triplo! Senza considerare che i latticini ed altri derivati raggiungono i 500 ed a volte superano i 1000mg/100g.
La capacità di assorbimento dipende anche da caratteristiche intra ed inter individuali; per esempio l’età: un bambino raggiunge il 60% dell’assorbimento totale del calcio alimentare, mentre una donna in menopausa circa il 7-10%.
Ad incidere sull’assorbimento del calcio concorrono anche altri fattori nutrizionali; tra questi, i più importanti sono:
- La quantità di fosforo alimentare (P)
- La presenza o meno di chelanti, quali ossalati e fitati
- Eccesso lipidico
- Eccesso di fibra alimentare
- Eccesso di caffè
Il fosforo compete avidamente con il calcio nell’assorbimento intestinale, pertanto, un eccesso di P negli alimenti può vanificare l’introduzione alimentare del calcio; alcuni alimenti, come carne, pesce ed alcuni formaggi stagionati, contengono quantità molto elevate di P e se consumati FREQUENTEMENTE IN PORZIONI ECCESSIVE possono incidere negativamente sul bilancio calcio/P. Il rapporto ottimale per l’assorbimento del calcio è: Ca/P = 2:1. Quello che invece accade spesso ai consumatori assidui di frutta, verdura e leguminose, è di sottovalutare la concentrazione di alcune molecole anti-nutrizionali. Trattasi dei chelanti e dell’eccesso di fibra alimentare. I chelanti si fissano al calcio e ne ostacolano l’assorbimento, mentre l’eccesso di fibra incrementa il transito fecale diminuendo il tempo di assorbimento e gelificando/idratando eccessivamente le feci diluendone i nutrienti. Pare ovvio che nemmeno il consumo eccessivo di ortaggi e leguminose contenenti calcio possa incrementarne l’apporto e la biodisponibilità prevenendo l’osteoporosi; tuttavia, anche in questo caso può venirci in aiuto la ragionevolezza delle porzioni alimentari. E’ stato anche dimostrato che l’abuso di caffè incide negativamente sull’assorbimento intestinale del calcio, così come l’eccesso lipidico; questo, che frequentemente si manifesta con l’eccessivo consumo di condimenti, carni grasse, prodotti industriali dolciari o da forno e di formaggi ottenuti da latte intero, crea una “barriera chimica” che ostacola l’assorbimento dei minerali, tra i quali anche il calcio. Fortunatamente, esistono anche condizioni che FAVORISCONO l’assorbimento del calcio; tra queste:
- La presenza di lattosio (contenuto nel latte e nei latticini)
- Gli amminoacidi lisina ed arginina
- L’attività della flora batterica intestinale (favorita dall’apporto di prebiotici e potenziata dall’introito di probiotici)
- L’esercizio fisico
Facendo il punto della situazione, per assorbire sufficientemente il calcio alimentare è indispensabile consumare con frequenza discrete porzioni alimentari di: latte, latticini, yogurt, formaggi, legumi ed ortaggi, ma anche frutta secca ed alcuni prodotti della pesca. Inoltre, si consiglia di evitare l’eccesso di: grassi, fibra e chelanti. Sarebbe opportuno garantire l’esposizione ai raggi solari, soprattutto nei mesi primaverili ed estivi, e svolgere costantemente attività fisica sportiva. Ora, curiamoci di verificare che il calcio assorbito venga correttamente metabolizzato. Esistono anche condizioni sfavorevoli per il metabolismo del calcio, quindi potenzialmente favorenti l’insorgenza dell’osteoporosi. Alcune di esse non dipendono dall’alimentazione e si tratta di patologie ben definite; è il caso dell’ipersecrezione di ormoni paratiroidei, della ridotta secrezione di estrogeni (fisiologica nel post-menopausa) o dell’ipercalciuria (tipica dell’insufficienza renale); mentre altre sono causate dall’alimentazione. L’acidosi metabolica, causata o peggiorata dal consumo eccessivo di proteine animali (presenti nella carne, nel pesce, nelle uova, nel latte e nei suoi derivati compresi i latticini), induce una condizione particolarmente sfavorevole al mantenimento della calcificazione ossea. Ovviamente, l’acidosi è una grave condizione patologica che, si spera, nessuno ricerchi volontariamente per facilitare la riduzione del peso corporeo; tuttavia, senza raggiungere alterazioni significative del pH ematico, anche la semplice acidificazione delle urine indica un impegno eccessivo della filtrazione renale, la quale non risparmia il calcio ematico eliminandolo con la minzione. Ad incrementare l’escrezione del calcio sanguigno, concorrono l’eccesso di sodio (Na) e l’abuso di alcol etilico. L’alcol etilico facilita la disidratazione e l’abbassamento del pH sanguigno, ma interviene anche direttamente, in maniera tossica, sul tessuto osseo. Alla luce di quanto esposto si evince che il latte ed i latticini (ma anche gli altri derivati) costituiscono un importante fonte di calcio alimentare; pertanto, il loro consumo FA’ PARTE di un’alimentazione completa e bilanciata che, associata ad uno stile di vita adeguato, rappresenta il metodo più efficace al raggiungimento del picco di massa ossea in età adolescenziale, prevenendo conseguentemente l’insorgenza dell’osteoporosi senile.